Il Parco "Le Chiatte" Lungolago

Vista sulla grande pergola di legno
di castagno che forma
una sorta di loggiato nella "stanza"
 delle viti maritate con le rose
 Il parco pubblico naturalistico «Le Chiatte» in riva al lago è stato inaugurato nel mese di luglio 2010, all'interno di un'area di circa 12 mila metri quadrati dismessa delle Ferrovie dello Stato.
Un opera di recupero che ha mantenuto la destinazione originaria, un filo diretto fra passato e presente per non dimenticare come il lago fosse, in tempi passati, importante per il commercio tramite il collegamento ferrovia-chiatte.
Una zona verde per la balneazione - e alla fine del parco - un bar ristorante nell'ex deposito del carbone e rimessaggio "Modina" e il parco costituisce luogo ideale per  momenti di aggregazione e relax oltre che per prendere la tintarella e passeggiare nel verde particolarmente curato e diversificato con essenze particolari.
E la sera l'impianto scenografico delle luci del parco e l'illuminazione della fontana, posizionata nel lago e con un getto di circa 40 metri, completano lo spettacolo!!!

A Paratico sul lago d’Iseo nasce il parco delle “erbe danzanti” (pubblicato su Tecnoverde n. 53, 2010)

Nonostante le suggestioni offerte dal paesaggio dei nostri laghi, di rado si assiste a interventi progettuali che sappiano coniugare la valorizzazione del contesto naturale con le esigenze di fruizione e di godimento del pubblico degli abitanti e dei turisti. Il neonato Parco delle chiatte inaugurato a fine luglio a Paratico, comune in provincia di Brescia, costituisce una felice eccezione e un modello di politica di gestione del territorio lacustre e di marketing culturale che può essere di esempio per altre amministrazioni.
Frutto del felice incontro di un amministratore locale lungimirante e appassionato, il Vicesindaco Carlo Tengattini con la paesaggista Cristina Mazzucchelli, il Parco si caratterizza come un originale tributo allo spendido paesaggio lacustre e alla memoria industriale del lago d’Iseo.
Suddiviso in stanze che si susseguono senza soluzione di continuità e che interpretano ciascuna una differente espressione delle tante anime del luogo, il parco è attraversato longitudinalmente da due camminamenti, composti da una originale combinazione di pietra luserna con porfido rosso, che ricalcano la traiettoria dei vecchi binari del treno.
Il progetto coniuga felicemente materiali semplici che rievocano le suggestive tracce di archeologia industriale con una composizione vegetale di stile informale e naturalistico che mescola graminacee dalle sagome fluttuanti, erbacee perenni dalle generose fioriture, filari di vite maritati con rose dal delicato profumo. La ricchezza delle scelte botaniche è ispirata dall’ esigenza di rendere interessante e prezioso lo spazio verde durante tutto l’anno con un’alternarsi di fioriture e di altri elementi ornamentali lungo il corso delle stagioni.
Il percorso, che si snoda attraversando lo spazio delle grandi vasche rialzate di ferro arrugginito ricche di essenze fiorite, 

Particolare delle grandi vasche
rialzate di ferro arruginito
con una composizione di erbacee
perenni e graminacee
il giardino di ghiaia dominato dalle graminacee, i pergolati di vite americana con le rose, si conclude nella stanza protagonista dove campeggiano due vasche bordatedi pietra luserna popolate da ninfee bianche a riproporre in miniatura i quadri offerti dal lago lungo le sue sponde.

Una delle due vasche con ninfee bianche

In primo piano gazebo di ferro e,
sullo sfondo, una piccola rotonda
affacciata sul lago con sedute a semicerchio
e tavolo circolare in legno lamellare
A ombreggiare le diverse zone del parco, oltre all’unico grande platano esistente, sono state scelte alcune essenze arboree selezionate per il loro valore ornamentale (Magnolia soulangeana, Koelreuteria paniculata, Salix matsudana ‘Tortuosa aurea’, Acer griseum), il loro carattere naturale (piccoli meli da fiore, peri piramidali,Tilia cordata, Fraxinus ornus) e collocate in modo da non nascondere le viste sullo splendido panorama lacustre.

Una bellissima macchia di
Hydrangea Paniculata
con le sue caratteristiche
candide pannocchie
Per consentire una piacevole sosta nei diversi angoli del parco sono state collocate panche dal design contemporaneo: semplici parallelepipedi composti da legno lamellare e ferro che nello spazio centrale del parco sono accompagnate da un grosso tavolo circolare dello stesso materiale.

Una delle sedute di legno lamellare
ASCOLTA QUì L'Intervista all'Architetto Paesaggista Cristina Mazzucchelli
BOX INFORMATIVO
Parco delle Chiatte, Lago d’Iseo, Paratico (BS)
Progetto paesaggistico: Cristina Mazzucchelli, Milano (mail cristinamazz@yahoo.it)
Cronologia: progetto 2008-2009;realizzazione 2009-2010; inaugurazione luglio 2010

Particolare della lunga bordura
sulla riva del lago composta da
Stipa Tenuissima e Verbena
Bonariensis su un letto di ghiaia

Alcune delle essenze vegetali presenti nel Parco

 
alberi: Acer griseum, Fraxinus ornus, Koelreuteria paniculata, Magnolia soulangeana, meli da fiore, peri piramidali, Salix matsudana ‘Tortuosa aurea’, Tilia cordata
arbusti: Carpinus betulus, Choisya ternata, Cornus sanguinea ‘Greenlight’, Cotinus coggyria ‘Royal Purple’, Deutsia, Hydrangea paniculata, quercifolia, ‘Annabelle’, Philadelphus ‘Minnesota snowflake’, Pittosporum tobira, Rosa chinensis ‘Mutabilis’ e ‘Sanguinea’, Sarcococca, Spiraea vanhouttei, Viburnum carlesii, davidii, ritidophillum, lucidum; rampicanti: clematidi, Rosa ‘Blush Noisette’ e ‘Marie Dermar’;
erbacee perenni: Campanula macrantha, ellebori e felci, Euphorbia polychroma, Gaura lindheimeri, Hemerocallis ‘Scarlet Orbit’, Iris japonica, Perovskia, Physostegia virginiana, Phormium bronze, Rodgersia pinnata, Salvia nemorosa ‘Caradonna’, Sedum, Stachys lanata, Verbena bonariensis, Veronica longifolia;
 graminacee: Calamagrostis overdam, Imperata cylindrica, Pennisetum alopecuroides, Stipa gigantea e tenuissima, Miscanthus;
tappezzanti: Alchemilla mollis, Geranium sanguineum, Lippia repens, Liriope graminifolia, Rosmarinus prostratus, Vinca major e minor
(Le immagini sono tratte dal sito www.giardininviaggio.it)


UN PO' DI STORIA...
(fonte Wikipedia)
Lo scalo merci era situato presso la località di Rivatica dopo il passaggio a livello alla progressiva chilometrica 9+883.
L'imbarcadero era caratterizzato da un piazzale composto da dieci binari con la presenza di due deviatoi tripli. Era dotato di una pesa per carri del 1919, di varie calate a lago per il trasbordo di merci dai carri ai natanti e di una carbonaia.
Per il servizio di trasferimento dei carri merci sulle chiatte erano impiegati due pontili a travate metalliche da 13,45 metri, ancora esistenti. Le travate erano comandate da un sistema a catene, poste su due torrette metalliche ai lati dei pontili, che permetteva di regolare in altezza i pontili, adeguando il piano del ferro a quello delle chiatte.
La carbonaia è stata costruita nell'ultimo decennio del XIX secolo come deposito del carbone necessario alle locomotive a vapore e al rimorchiatore delle chiatte. Era dotata di un piano caricatore per il carico e lo scarico dai vagoni. L'edificio è a pianta rettangolare, in muratura, con lesene e cornicioni in mattoni a vista. Negli anni settanta del XX secolo, la carbonaia fu utilizzata dalla ditta Modina, il cui nome compare all'esterno dell'edificio.
Dopo la cessazione del trasporto combinato treno-chiatta (1998), il comune di Paratico ha coperto con la terra l'area dei binari, per motivi di sicurezza. A partire dal 2010, l'area è stata tramutata a giardino pubblico: la carbonaia è stata riconvertita a locale di ristorazione, mentre i pontili e alcuni tracciati dei binari sono stati monumentati.

QUANDO I TRENI NAVIGAVANO SUL SEBINO 
(Pubblicato sul Giornale di Brescia, 28 marzo 2009)

 Dieci anni fa veniva soppresso il servizio merci combinato ferrovia-navigazione, ultimo esempio del genere in Europa Dalle chiatte al trasbordo sulla Palazzolo-Paratico grazie ai pontili mobili di Rivatica. Oggi la storia in un libro e video
 
È stato l’ultimo esempio di servizio combinato «ferrovia + navigazione» in Europa. Un sistema di trasporto merci che ha fatto la storia sul lago d’Iseo, fosse solo per il secolo d’attività. Vagoni ferroviari caricati su chiatte in ferro (ancor prima in legno), trainate da lenti rimorchiatori da un capo all’altro del Sebino, fino al trasbordo dei carri sulla ferrovia Paratico-Palazzolo, attraverso i pontili mobili di Rivatica: una rivoluzione, fin dai primi del Novecento, nell’economia e nei commerci del lago.
Oggi, a dieci anni esatti dalla soppressione (era il marzo del 1999), di quel servizio rimane davvero poco, o nulla. In realtà a far rivivere quell’epoca ci pensano un video ed il volume «Un binario lungo l’Oglio» (seconda edizione) realizzati dall’associazione «Ferrovia del Basso Sebino» che, dal 1994, gestisce la strada ferrata Palazzolo-Capriolo-Paratico con finalità turistiche. Nella stazione di Paratico è poi allestita una mostra fotografica - visitabile durante la stagione di servizio del «Trenoblu» - che ripercorre un po’ la storia di quei binari, la quale inevitabilmente s’intreccia con l’ingegnoso sistema di trasporto «acqua-ferro» (informazioni www.ferrovieturistiche.it). Non a caso, è stato proprio quel servizio «ferrovia + navigazione», collegato alla produzione delle acciaierie di Lovere, a «salvare» la linea che corre all’interno del parco dell’Oglio, etichettata come «ramo secco» sul finire degli anni Sessanta. Già, perché nel giugno del 1966 le Ferrovie dello Stato soppressero il servizio passeggeri, mantenendo però attiva la tratta per il solo traffico merci in regime di tradotta. Dal 1994 al 1999, poi, il merci si è alternato al servizio festivo-estivo, con finalità turistiche, garantito con vecchie littorine a trazione diesel.
L’imbarcadero di Rivatica

Oggi sull’imbarcadero di Rivatica è calato il sipario, decretando l’archiviazione di un gran pezzo di storia dei trasporti sul Sebino. L’area, ceduta dopo un lungo iter burocratico dalle Ferrovie al Comune di Paratico, ospita il costruendo parco urbano, progettato nell’ottica di un rilancio turistico ed ambientale dell’intera zona a lago. I fasci di binari (ad eccezione del primo che lambisce il lago) sono stati interrati, smantellato il passaggio a livello sulla provinciale che da Paratico conduce a Sarnico, smontata la pesa in darsena e tutte le strutture a terra utilizzate per le manovre di carico-scarico dei vagoni ed il loro instradamento sulla linea. Destinate alla demolizione poi le chiatte in ferro mentre per i due pontili mobili si prospetta il recupero, quale ultima testimonianza di un’epoca dei trasporti e di un servizio che ha permesso lo sviluppo commerciale del basso lago tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. In realtà quei vecchi ed arrugginiti pontili in ferro possono essere ritenuti reperti di archeologia industriale. «Tagliate» quindi le rotaie che dalla stazione di Paratico/Sarnico conducevano alla darsena, è stato di fatto cancellato lo sbocco a lago di questa ferrovia costruita tra il 1875 e il ’76 proprio per trasportare le merci dal bacino sebino alle fabbriche palazzolesi e alla pianura bresciana e bergamasca.
Integrazione lago-ferrovia
Ma come funzionava quel sistema integrato «lago-ferrovia»? Prendiamo l’esempio di anni fa delle acciaierie di Lovere in cui entrava rottame ed uscivano assali e sale ferroviarie, destinate al mercato di mezza Europa. Le merci venivano caricate con carri ponti e gru su vagoni poi imbarcati, attraverso pontili mobili (in movimento proprio per «vincere» i diversi livelli del lago durante tutto l’anno), su chiatte in ferro lunghe fino a 50 metri su cui, al centro, erano saldate le rotaie. Le chiatte, a gruppi di quattro, sei, otto, venivano ancorate fra loro dopo essere state caricate mentre al centro si posizionava un rimorchiatore (alimentato a nafta... storici l’«Adamello» e il «Trento») che le trascinava dall’alto lago sino alla darsena di Paratico. Un viaggio di oltre tre ore prima di raggiungere l’imbarcadero di Rivatica dove, grazie ad un lavoro di ancoraggio e manovra delle chiatte, una ad una, effettuato con la sola forza delle braccia, di alcuni argani elettrici e soprattutto dell’esperienza di quei marinai-ferrovieri, i vagoni - sempre attraverso un pontile mobile - venivano instradati sulla Palazzolo-Paratico. A trascinarli dalle chiatte alla terraferma ci pensava, con mille manovre rese possibili attraverso scambi e fasci di binari, un locomotore diesel (in passato una vaporiera). In realtà tra il locomotore e i vagoni merci da scaricare o caricare venivano frapposti i «carri scudo», per evitare che il locomotore pesasse sul pontile mobile e soprattutto per vincere i dislivelli fra il lago e il piano ferroviario. Stesse manovre, al contrario, per il lungo viaggio di ritorno, verso Lovere.
Con questo sistema, soprattutto nella prima metà del Novecento, sono stati trasportati sul Sebino non solo prodotti della siderurgia ma anche legname, collettame e soprattutto pietra calcarea estratta dalle cave di Costa Volpino, Lovere, Tavernola Bergamasca e Pilzone destinate al cementificio di Palazzolo. Non a caso, fu proprio l’Officina delle calci e dei cementi a sollecitare, fin dalla metà dell’Ottocento, la costruzione della ferrovia Palazzolo-Paratico per garantirsi un approvvigionamento di materia prima più celere e quantitativamente superiore.
Il sistema di trasporti sul Sebino
Ma la storia del servizio «ferrovia + navigazione» non è altro che un tassello del più articolato sistema di trasporti sul Sebino, iniziato a svilupparsi già nel 1840 con l’apertura dei primi opifici sulle sponde lacustri. Le prime quattro chiatte (in realtà erano pontoni in ferro) per il trasporto dei carri merci risalgono al 1906: di proprietà della Società Anonima Giovanni Andrea Gregoriani (che a Lovere aveva impiantato una fabbrica di ruote ed assali ferroviaria e tranviari) erano lunghe 35 metri e larghe 6,5 metri e potevano trasportare sino a quattro vagoni ciascuna. Per il loro traino la società bergamasca aveva firmato un accordo con la Società di Navigazione. Ed è proprio di quei mesi l’installazione di due pontili nella darsena di Lovere ed a Paratico, quest’ultimo collegato alla ferrovia. Inizia qui l’avventura del sistema combinato «ferrovia-navigazione» che assume grande importanza fino alla seconda guerra mondiale, tanto che nel 1915 la Snft (che gestisce la ferrovia Brescia-Iseo-Edolo) costruisce un pontile a Pisogne ed inizia, con chiatte in legno, il servizio merci che collega gli stabilimenti di Lovere, Castro e Riva di Solto con la strada ferrata.
A cavallo degli anni Venti sono una quindicina le chiatte che entrano in servizio (capaci di trasportare da due a cinque carri ferroviari), lunghe fino a 48 metri e si moltiplicano anche i rimorchiatori. Il boom si registra con l’arrivo nel 1930 dell’Ilva, colosso della siderurgia, che già nel 1952 rappresenta da sola l’85% del traffico merci sul lago d’Iseo. Il servizio «ferro-acqua» prosegue poi, tra alti e bassi, fino al 1996, ma la pietra tombale viene posata nel 1999.
Marco Bonari 
STORICHE «ARTERIE»

LA FERROVIA
La Palazzolo-Paratico è stata inaugurata il 31 agosto 1876. Lunga circa dieci chilometri, è stata costruita per trasportare le merci dal basso Sebino alle fabbriche di Palazzolo e poi, grazie alla linea Brescia-Rovato-Palazzolo-Bergamo-Lecco, in altre zone del Nord Italia. Il servizio passeggeri è stato soppresso nel giugno del 1966; negli anni Settanta demolita la stazione di Capriolo; nel 1986 sostituito l’armamento (traversine e rotaie) dell’intera linea e sistemati i ponti sulla roggia Fusia; nel 1994 - dopo alcune esperienze iniziate nel 1991 - parte il servizio passeggeri festivo-estivo a scopi turistici con l’associazione Fbs; negli anni Novanta sistemazione ed elettrificazione dei principali passaggi a livello, nel 1999 soppresso il servizio merci in regime di tradotta; negli anni Duemila cessione al Comune di Paratico dell’imbarcadero di Rivatica e di aree della stazione di Paratico/Sarnico; nel 2006 sistemazione dell’armamento lungo i primi 5 chilometri della tratta per i treni turistici.
LA ROGGIA
La Fusia è stata scavata nel XIV° secolo non solo per scopi irrigui quanto per facilitare i trasporti tra il basso lago e i paesi della pianura, a partire da Palazzolo fino a Chiari e Rovato. La Fusia corre parallela all’Oglio fino a Palazzolo ed alla ferrovia e per secoli ha rappresentato uno delle principali arterie di comunicazione e di trasporto delle merci.




Barconi sulla Fusia per trasportare calcare dal lago al cementificio di Palazzolo 

 Prima della costruzione della strada ferrata Palazzolo-Paratico nel 1876 e del sistema di trasporto combinato «ferrovia + navigazione» con le chiatte dei primi del Novecento, i trasporti tra il lago e le pianura, con particolare riferimento alle fabbriche palazzolesi, sono garantiti dai barconi in navigazione sulla roggia Fusia.
Si tratta di grosse «zattere» in legno che salgono e scendono lungo questo canale artificiale - scavato nel XIV° secolo - grazie a colpi di remi e talvolta alla forza di buoi che trainano i natanti camminando lungo le sponde. La Fusia - i cui lavori di scavo iniziano nel 1347 grazie all’interessamento del conte Oldofredi di Iseo ed alla concessione di molte terre da parte della famiglia nobile Lantieri de Paratico - nasce dall’Oglio, alla periferia di Paratico (a sud, oggi, del ponte che porta in terra orobica e della foresta dei tassodi), di fronte alla località Fosio di Sarnico. Per secoli questo canale, coi suoi barconi, garantisce il trasporto delle merci dal Sebino a Palazzolo, fino al rione delle Calci, da dove proviene la maggior parte dei barcaioli.
Ma la Fusia assume particolare importanza a metà Ottocento: nel 1854 infatti la società francese Lamarque et Lutreck, incaricata di costruire il viadotto ferroviario sull’Oglio (inaugurato poi nel 1857), impianta nelle vicinanze del cantiere e della Fusia alcune fornaci a fuoco continuo in grado di fornire tutta la calce necessaria all’opera; l’attività viene presto ceduta alla società bergamasca «Calci e cementi».
La materia prima viene estratta da cave di pietra calcarea sul Sebino e trasportata a Palazzolo con barconi proprio lungo la Fusia, almeno sino al 1876, anno d’entrata in esercizio della ferrovia che sale a Paratico.
Prima del 1880 quindi l’officina delle calci e dei cementi di Palazzolo archivia il trasporto via Fusia optando per la ferrovia che, grazie ad un raccordo nei pressi della stazione palazzolese, garantisce l’ingresso diretto allo stabilimento. In sostanza la materia prima viene ancora trasportata con barconi sino alla darsena di Rivatica dove, grazie ad alcune rampe in pietra (ancor oggi visibili) il materiale viene scaricato dai natanti e stoccato su vagoni ferroviari.
Poi si passa all’utilizzo dei carri direttamente sulle chiatte. Ma nel 1932 l’Italcementi abbandona anche il trasporto su rotaia, affidandosi alle teleferiche Paratico (località Tengattini)-Capriolo e Capriolo-Palazzolo, con una portata di quattro tonnellate all’ora.m. bon.